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Biografia - a cura di Natale Tedesco

Lucio Piccolo è nato a Palermo, il 27 ottobre 1901, dal barone Giuseppe, discendente da una facoltosa famiglia radicata da alcuni secoli a Ficarra, a Naso e a Capo d'Orlando, e dalla contessa Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, appartenente a una delle più importanti famiglie aristocratiche siciliane. Teresa è la più giovane di cinque sorelle, tra le quali si ricorda, Beatrice, madre del futuro scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Terzogenito, dopo la sorella Agata Giovanna e il fratello Casimiro, frequentò a Palermo il Liceo Classico “Garibaldi”, dove conseguì, nel 1920, la licenza liceale.
Non andò oltre negli studi regolari, ma li continuò da autodidatta approfondendo in particolare le proprie conoscenze linguistiche per leggere i poeti antichi come i moderni e i contemporanei, pur privilegiando fin da ragazzo i simbolisti e i barocchi. Conosceva bene il greco, parlava correntemente francese, inglese e spagnolo; leggeva il tedesco e l’arabo. Studioso di filosofia ed esoterismo, di scienze matematiche e astronomiche, musicologo con propositi di compositore, si dedicò precocemente a letture di vastità enciclopedica e cominciò subito le sue frequentazioni europee mettendosi fra l’altro, appena diciannovenne, in contatto epistolare con William Butler Yeats.

La corrispondenza con il poeta irlandese, con il quale Piccolo condivideva interessi esoterici e filosofici, continuò anche dopo che questi ricevette il premio Nobel nel 1923. Purtroppo non sono state ritrovate ancora le lettere inviate da Piccolo  mentre sono note due lettere inviate da Yeats, l'ultima delle quali è del 1924. Esse sono state pubblicate da me nell’Introduzione agli Atti del Convegno dedicato al poeta, nel 1987, e pubblicati, nel 1990.

Piccolo amò pure documentarsi sulla storiografia municipalistica, in particolare su quella della comunità dei Nebrodi a cui la famiglia paterna apparteneva.
Negli anni Venti costituì un sodalizio intellettuale con il cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa cui doveva porre termine solo la morte dello scrittore. In seguito ebbe rapporti di amicizia con diverse personalità delle arti e della letteratura come Montale, Piovene, Malipiero, Pizzuto e Sciascia.

Ebbe residenza abituale nella città natale fino agli inizi degli anni Trenta. Di quel periodo e delle sue notti palermitane il poeta, più tardi, amava parlare ricordando anche personaggi originali come il Cavaliere Nino Castronovo. Un’occasione, questa, per riferirsi alle meridiane che tutt’ora decorano le tessere di Villa Palagonia di Bagheria.
 A seguito della morte del padre (Sanremo, 1928) e di dissesti finanziari, nel 1933, si stabilì con la famiglia a Capo d’Orlando. Ai primi anni Trenta risale anche il viaggio a Parigi e a Londra in compagnia del cugino Giuseppe Tomasi Di Lampedusa.  In generale compì rari viaggi all’estero. Si recava talvolta a Palermo o a Messina, di solito per rifornirsi di libri e per sorbire gelati, golosamente, al modo di Leopardi.

Nel 1953 moriva la madre. Nel 1954 Piccolo stampava a proprie spese le 9 Liriche, presso il piccolo stabilimento tipografico «Progresso» di Sant'Agata di Militello, e le inviava senza affrancatura a Eugenio Montale che, incuriosito, le lesse e le apprezzò decidendo di presentare quello che riteneva dovesse essere un giovane autore al Convegno di San Pellegrino Terme dedicato al confronto fra due generazioni. Ma la sorpresa fu naturalmente constatare, quando l’autore delle 9 liriche arrivò accompagnato dall’ancora inedito cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa, di trovarsi di fronte a un poeta maturo e coltissimo.

  Ebbe inizio così il successo di Piccolo che pubblicava nello Specchio Mondadori Canti barocchi e altre liriche (1956)  con la prefazione di Eugenio Montale.
Nello stesso anno egli ricevette il Premio di poesia "Chianciano".
La villa di Capo d’Orlando, posta in una piccola collina che guarda il mare e le isole Eolie, in cui il poeta risiedette per il resto della sua vita, divenne negli anni Cinquanta un cenacolo di cultura offerto anche a frequentatori occasionali fra cui vi furono Francesco Agnello, Francesco  Orlando, Melo Freni, Camilla Cederna, Corrado Staiano, Leonardo Sciascia, Evgenij Solonovic e io stesso. Ma il nucleo fondamentale di tale dimora appartata era costituito dalla sorella, Agata Giovanna, dedita agli studi di botanica e appassionata di floricultura (a lei si deve l’introduzione in Europa della Puya delle Ande)  e dal fratello Casimiro, attento cultore di esoterismo e amante della pittura e della fotografia, cui si univano Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Bent Parodi, Basilio Reale, Vincenzo Consolo.

Il 24 giugno del 1960 nasceva il suo primo e unico figlio Giuseppe.
Intanto si intensificava l’attività poetica di Piccolo che sempre da Mondadori pubblicava, insieme alla ristampa di Canti barocchi e altre liriche, nel 1960, Gioco a nascondere. Anche in tal caso, come già per la prima raccolta, si tratta di una selezione di nove poesie.
Il poeta dava inoltre ancora testimonianza del suo interesse per Montale dedicandogli, in occasione dei settant’anni, un articolo, su “Letteratura” (1966), dal titolo esemplare, Per la conoscenza di noi stessi. Nel 1967, egli dava infine alle stampe la terza e ultima raccolta,  pubblicata in vita (sempre costituita da nove poesie), Plumelia, edita da Scheiwiller. Nello stesso anno pubblicava, su «Nuovi Argomenti», n. 7/8, L'esequie della luna, una "Prosa per un balletto" (così è sottotitolata l'operetta).

Contemporaneamente usciva dalla sua vita appartata presiedendo il Premio Riviera dei Marmi (tenutosi a Custonaci in provincia di Trapani) e il Premio Città di Naso e facendo parte, nel 1968, con Sciascia, Pasolini e Moravia, della giuria del Premio letterario Zafferana Etnea. La morte giungeva improvvisa, il 26 maggio 1969, nel pieno della nuova partecipazione a tali iniziative culturali e nel fiorire di alcuni progetti rimasti incompiuti.